LUCIO…LUCIO…LUCIO…

di Nicola Baranello

“Gli esempi ed i gesti concreti restano e

sedimentano e tu, Luciano, ne sei stato prodigo”.

                                         Grazie per la tua eredità”.

                                                                                              La Virtus

Abbiamo scritto così sulla targa che ora è sotto la tua foto.

L’appuntamento era fissato da tempo, ma poi abbiamo ritardato troppo per incastrarlo all’ interno di altri impegni. Credo ci aspettassi. Mi sono sentito in colpa. Pensavo ci rimproverassi per il ritardo. Ho fatto mente locale: non lo avevi mai fatto, anche quando non avevamo mantenuto le promesse di raggiungerti per portarti compagnia.

Ci aspettava tua sorella ed il marito, davanti alla tua nuova residenza, un bellissimo borgo, proprio alla periferia del territorio dove eri nato, ma dove eri stato pochissimo, per te troppo bello, troppo ricco, troppo distratto. Le prime Dolomiti che si buttano nel lago, le vele e le barche eleganti che sfrecciano sul lago. Anche il nuovo borgo dove dimori da due anni è fuori dagli standard abituali, accogliente, viali belli, tutte le residenze piene di fiori, rastrelliere con innaffiatoi appesi a disposizione di tutti ad ogni angolo, cipressi perfettamente curati, fin troppo mi sono fatto scappare: almeno alle punte non tarpate le ali, non arrotondatele, fate anelare la libera crescita verso il cielo.

C’era un bellissimo sole e anche l’atmosfera del borgo non sembrava triste, come normalmente si ha in questi luoghi. Eravamo pochi intorno a te ma ci sentivamo di rappresentare tutti quelli a cui tu hai donato senza alcun risparmio ogni energia per 60 anni; quelli dei primi 20 anni della gioventù a Campobasso e dintorni per studi; quelli dei 20 anni della maturità in Calabria rappresentata da Vincenzo che si è regalato la vicinanza a te anche adesso; quelli degli ultimi 20 anni, della saggezza, della piena consapevolezza, della generosità assoluta, gli anni regalati agli ultimi tra gli ultimi in Albania. Sentivo davanti a quella tomba di rappresentarli tutti, Leo, Nicola, i miei compagni della Virtus di allora, la Virtus di ogni tempo che ha raccolto i frutti sedimentati, come ha scritto Roberto. Sentivo quel coro che ricordo sempre come una meravigliosa canzone che ti accoglieva a Lezhe, in Albania, all’ingresso di quel villaggio di disperati, di baracche e catapecchie varie: Lucio…Lucio…Lucio… Eri l’unico che poteva accedere tranquillo e poteva essere accolto in quel modo. Lì hai lasciato Gerard e le migliaia di persone che in Albania avevi raccolto nel fango dell’alluvione e per i quali hai combattuto ed ottenuto il rispetto di diritti fondamentali come quelli della scuola.

Quella foto mi ricordava le ultime volte che siamo stati da te a Lezhe. Ci aspettavi sorridendo, con voce squillante esternavi tutta la tua gioia di sentire qualcuno al tuo fianco; per noi eri un eroe, un vero grande missionario, che aveva sfidato tutto e tutti per raggiungere i propri sogni. Sì, perché non mancavi mai di ricordarci che quando a sognare è uno solo, i sogni restano tali, quando sono in tanti a sognare i sogni diventano realtà.

Caro Luciano, in un pomeriggio di sole bellissimo, in una atmosfera di profonda emozione, la Virtus di ogni tempo ha voluto dirti grazie per quello che ci hai testimoniato.