D’ORO, COME LA SU E GIU’

di Roberto Palladino

Si chiude il sipario su un palcoscenico tutto d’oro. Un palcoscenico che ha regalato emozioni intense e contrastanti per i ripetuti ed improvvisi rimbalzi di euforie e scoramenti che si sono continuamente accavallati nel corso della progettazione e della realizzazione di una Su e Giù tutta d’oro. D’oro come la sua cinquantesima edizione, come le cinquanta targhe apposte sui montanti del viale che conduce al castello Monforte, come le mani di chi ne ha disegnato il logo, come la copertina del libro che ne racconta la storia, come la medaglia al collo delle migliaia di partecipanti. D’oro come il cuore di chi l’ha sognata e di chi, ancora oggi, ne mantiene vivo il battito.

La cinquantesima edizione ha voluto essere ancor più l’omaggio ad una città ed un pungolo ad una regione che, pur presentando le potenzialità necessarie per emergere, stenta a sostenere il passo dei tempi. Una Su e Giù che ha inteso esaltare il senso di appartenenza alla comunità molisana che, sebbene ancorata alle sue radici, manifesta con forza l’esigenza di ancorarsi al futuro.

Il sipario è appena chiuso, ma le luci non si sono spente. Dietro, in silenzio, si sta già pensando all’edizione 2024. Anzi, c’è addirittura chi, pur avendo superato le settanta primavere, sta immaginando quella del centennale. Beh! Che c’è di strano. Sognare non costa nulla. D’altronde anche Nicola non è più tra noi eppure la sua visione ha generato una creatura che sopravvive al tempo e alle persone. E solo se ci saranno tanti a inseguire lo stesso sogno, a meravigliarsi come i bambini ed emozionarsi come gli anziani, si garantirà alla Su e Giù ancora tante innumerevoli nuove candeline.

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