MA È DAVVERO NATALE?

di Roberto Palladino

La nonna era solita venire quotidianamente per dare una mano a mamma che con quattro figli maschi e il marito aveva il suo bel da fare. Rigorosamente a piedi, ingobbita dal peso degli anni e dagli acciacchi che il tempo accumula, si avviava ben presto dalla sua abitazione di via Pennino, nel centro storico della città, avvolta nel nero mantello di lana che, fasciandola dalla testa alle caviglie, lasciava appena intravvedere un paio di occhietti vivaci che misuravano passi e promuovevano incontri.

E la pioggia, il sole o la neve erano assolutamente ininfluenti. Alle otto e trenta era puntualmente a casa. Eppure aveva fatto la sua sosta al mercato di piazzetta Palombo che, precursore degli attuali supermercati, esponeva generi alimentari di ogni specie e, per di più, riusciva a regalare, proprio perché dal produttore al consumatore, gli aromi, i profumi, la fragranza, i sapori della frutta, della carne, del pesce, dei prodotti dell’orto che oggigiorno non si avvertono più. E così, mattina dopo mattina, si presentava col suo cono di giornale da cui, con le movenze di un mago, sfilava un piede di insalata o una coscetta di pollo, qualche frattaglia di agnello, una costa di lattuga o una manciata di alici.

Non aveva orari per consumare il pasto. Seduta sulla sedia bassa e la scodella sulle ginocchia rosicchiava lentamente e con accortezza il modesto pranzo unitamente ad una fetta di pane rigorosamente bagnato e ad un bel bicchiere di vino.

A Natale, poi, con fare cerimonioso, estraeva dal suo cilindro qualche mandarino e un paio di arance. “Portano bene”, diceva.

Gesti semplici, ma ricchi di contenuto. Il Natale, emotivamente coinvolgente, andava vissuto con umiltà, per quel che realmente rappresentava: una stalla, qualche pastore e un po’ di pecore. Il tempo, però, come l’acqua del fiume che smussa e leviga il suo letto, ha appiattito queste emozioni a favore di sfarzo e manifestazioni futili, degni di sagre e spettacoli teatrali.

Ma è davvero Natale quello che ora stiamo vivendo? Il tentativo e la proposta di indicare questo periodo come vacanze invernali e non vacanze di Natale ha, quindi, il suo motivo d’essere. Vetrine e strade sfavillanti, borse e carrelli stracolmi, treni e aerei costipati proiettano in realtà assai discordanti con lo spirito natalizio.

La Virtus, come sempre radicata a quei valori e a quelle tradizioni che l’hanno resa unica, a dispetto dell’andazzo che con sempre maggiore incisività tende a svilire il vero significato etico e religioso che l’evento richiede, rinnova, per il sessantaquattresimo anno, l’incontro, presso la sede societaria, alle ore 18,00 del 24 dicembre, con gli atleti, i tecnici, i dirigenti, gli amici e i familiari, per un semplice e ben augurante “Buon Natale”.