38^ Su e Giù – 2011

2011 – I colori del vento

Forza Nicola, destati: La su e Giù sta per partire: Chi suonerà il tamtam dell’entusiasmo! Chi scuoterà i bambini e gli adulti al torpore del ozio e dell’inattività? Chi libererà la loro fantasia e metterà le ali ai loro sogni?
Quanti palloncini, costipati di promesse, librati con i soffi dell’emozione, ti sono giunti? Tanti. Ma tanti ancora, sapessi, pieni di iniziative e propositi maldestramente inseriti, sono scoppiati in aria e ricaduti là dove si erano levati. Tu questo lo sapevi già. Tu che hai sempre anticipato gli eventi ed osservato la realtà con gli occhi disincantati di chi crede solo nelle promesse dei bambini, non ti sei affatto meravigliato. Hai dato sempre e solo credito a chi ha il cuore e lo sguardo limpido. A chi dà ad una stretta di mano valore notarile. A chi, come argomentava Oscar Wilde, non conosce il prezzo di ogni cosa, ma il loro insito valore.
I colori, quelli che tu hai sempre amato: quelli dell’arcobaleno, della bandiera della pace, dell’iride degli occhi, quelli della pelle degli indigeni di ogni singolo continente, quelli della nostra bandiera, fluttueranno lungo l’intero percorso e costituiranno il tema portante della 38^ Su e Giù. Centocinquant’anni fa, un gruppo di sognatori, come te, liberarono dal castigo la loro fantasia ed animarono l’idea romanzesca ed affascinante di un popolo, da sempre diviso e sottomesso, di dimorare sotto un unico vessillo. E così, nell’arco di un decennio, dietro la spinta di un esiguo numero di impavidi idealisti, fu tinteggiato di tricolore questa nostra terra. La Su e Giù di quest’anno non vuole solo rivitalizzarne la memoria storica, ma sottolinearne i valori intrinseci: quello della forza dell’unità, della tolleranza e dell’accoglienza. Quei valori che rendono grande una nazione. Quei valori che, con il tuo esempio ed il tuo stimolo, Nicola, hanno fatto della Virtus un modello tanto unico quanto raro. Una società che ha da sempre accolto, tra le proprie file, ragazzi e gente di ogni dove, senza distinzione alcuna di fede, di bandiera o ceto. Un gruppo sportivo che ha da sempre organizzato ed allenato la speranza con progetti e risorse, senza arretrare davanti alle difficolta, ne aspettando il traguardo, ma, come l’atleta, andandogli incontro.
Forza Nicola; destati! Continua a stare tra noi. Possiamo comunicare anche senza vederci perché, in realtà vediamo bene solo con il cuore. Torna a scrollare questi nostri giovani dall’apatia e dall’intolleranza. Che ognuno punti al proprio traguardo. Perché, come dicevi tu, non si può cingere la speranza con braccia troppo corte, con rassegnazione o tacendo il palo delle proprie sventure, ma diventando protagonisti del presente.
La notte della vigilia le stelle, come tante lanterne, punteggeranno il buio e, nell’attesa che l’alba consegni il giorno della 38^ Su e Giù ai partecipanti, ciascuno inseguirà insonne il suo sogno.

Forza Nicola, destati! Fa che i sorrisi dei bambini e della gente tutta, a migliaia, possano, ancora una volta, riscaldare l’aria ed avere lo stesso sguardo dolce e tranquillo del sognatore. Fa che
il vento raduni le foglie, che in autunno sono più belle dei fiori, e le sparga lungo il percorso. Fa che il pittore possa appropriarsi di tutti i colori della 38^ Su e Giù e vivacizzare la tavolozza della solidarietà, della partecipazione, della convivenza.

Roberto Palladino

 
 
 
 
 

2011 – la fiumana colorata festa la città – Lunga vita alla Su e Giù

Il freddo è pungente. Ma il sole, appena nato dietro la collina Monforte, illumina e riscalda le anime temerarie che sono già in strada. Bisogna gustarsi tutto intensamente, dall’incipit alla chiusura del sipario, per una domenica di novembre che non è come le altre. Da 38 anni la città, anche solo per un giorno, si desta e sogna. Tutti sono i protagonisti del racconto, ed è in questo la sua unicità. La Su & Giù, per il secondo anno orfana del suo ideatore, è sempre la stessa, e proprio per questo meravigliosamente speciale.
Riconcilia con il tempo, sempre più affannoso e drammatico, e con una città ultimamente irriconoscibile: sporca, triste, solitaria e depressa. Ma non in una domenica di novembre quando migliaia di persone la vivono intensamente. Si riappropriano dei propri spazi e della propria dignità. Semplicemente correndo. Con uno spirito che 38 anni fa gli ideatori sparsero nell’aria. Raccolto anno dopo anno e fatto proprio da chi ama la città delle sei porte. La Su & Giù è un patrimonio del bistrattato capoluogo di regione. Alla stregua dei Misteri, della Processione del Venerdì Santo, dell’Infiorata e dei Crociati e
Trinitari. Una di quelle tradizioni che rendono orgoglioso un popolo che giammai è disposto è rinunciarvi. E allora di buon mattino si allacciano gli scarpini e si parte. E poco conta che ci sia il sole o la pioggia. Alla Su & Giù non si rinuncia. Il freddo pungente lascia presto il posto al calore di quel popolo orgoglioso di vivere una giornata da prota-gonista. I quadretti disegnati sono sempre gli stessi. Ma le emozioni incredibilmente nuove. Come quando si osserva un capola-voro. Il sorriso dei bambini sconvolge per semplicità e naturalezza, in una realtà spesso falsa e ipocrita. Da loro giungono gli insegnamenti migliori e da tutte quelle persone che seppur afflitte nel fisico, non lo sono nello spirito. Vogliono essere nella fiumana colorata che attraversa la loro città. Proprio come voleva il professore: dare a tutti la possibilità di esserci e sognare, anche solo per un giorno. Campobasso s’è desta, come sempre nella sua domenica di novembre. E’ tempo, però, che si svegli dal suo torpore in ogni di. Affinché il freddo pungente non diventi una condizione dello spirito.
Lunga vita alla Su & Giù.
Mimmo di Iorio
 
 
 
 
 

2011 – Su e Giù, un sogno da condividere insieme da 38 anni

A poche settimane dalla gara é sempre più vivo il ricordo di Nicola Palladino

ATLETICA LEGGERA CAMPOBASSO.
II Vento accarezza le cime degli alberi con la delicatezza delle tue dita e le foglie assumono le sfumature dei tuoi occhi. E’ palpabile la tua presenza.
Ti cerco nello sguardo dei bambini e nei sorrisi degli adulti, ai piedi del monumento e lungo il percorso. Lo sparo libera la mia mente impaziente sul corso Vittorio Emanuele e mi proietta verso via Veneto e quindi via Mazzini.
Ti cerco lungo la discesa del castello Monforte di cui tante volte, nei duri allenamenti invernali, te ne sei servito per prepararci agli impegni agonistici.
Ti inseguo, con le gambe gonfie di fatica e la determinazione nel cuore, per contrada Macchie, abbellita con palloncini gialli e blu e costeggio quel campo di atletica leggera, ancora indegno di portare il tuo nome. Attraverso La Foce, antica e tradizionale meta di festose scampagnate dove fiaschi di vino passavano di mano in mano ad innaffiare generosi panini ripieni, supero Fossato Cupo e, finalmente, accedo nel
centro storico. E li sento di averti raggiunto. Già ti vedo, accogliente e rassicurante, su quelle scale assolate che le nostre nonne hanno consumato per raggiungere Fontana Nuova e fare la spola con il quartaro dei panni sulla testa. Mi rinfranchi. Mi ricordi che la corsa è metafora della vita, che la bellezza del lasciarsi andare in discesa. è apprezzata solo se si conosce lo sforzo della salita. Che i “su” e i “giù” si alternano e compensano continuamente.
Non sento la fatica sulle rampe di via Pennino e di Salita Santa Maria Maggiore.
Assaporo l’aroma di piazza dell’Olmo, l’austerità di Fondaco della Farina e la vivacità di Piazzetta Palombo. Sono sopraffatta dall’orgoglio quando, stringendo la tua mano, entro in piazza Municipio e, tagliando il traguardo, indosso la splendida medaglia disegnata per l’occasione dal superbo artista molisano, Domenico Fratianni.

Certo, avresti raccontato di questa edizione, patrocinata dall’Assessorato
allo Sport della Regione Molise e dal Comune e dalla Provincia di Campobasso, come nessuno.

Della unificazione di tanti popoli dietro un’unica bandiera. Avresti narrato con maestria la favola dei Mille e rivelato di tutti i protagonisti. Avresti ricamato, con parole cariche di poesia, il tricolore ed esaltato l’accoglienza e l’integrazione. Avresti testimoniato di come la Su e Giù realizzi appieno i concetti di unità e partecipazione e dimostrato come sia possibile condividere spazi e luoghi comuni.
Avresti evidenziato come la diversità sia fonte di crescita e come apporti completezza all’Unità.

Laura Palladino

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