Nicola

 IL MOMENTO DI ASCOLTARE

Quanto si è fatto in questo Duemilaquindici appena conclusosi!

Allenamenti, gare, eventi e gite fuori porta si sono succeduti a ritmo frenetico, lasciando alle sinapsi appena il tempo di incollare le immagini più belle nell’album dei ricordi che ognuno di noi custodisce.

Si è corso, e tanto, in ogni angolo della Penisola, confermando, con i nostri elementi più validi, la bontà della Scuola di Atletica Virtus nelle manifestazioni nazionali più importanti. A Leo, Paola, Claudia, Letizia, Rossella, Daniele, Pasquale, Emanuele e a tutti gli altri virtusini è stato affidato il compito di concretizzare il lavoro certosino svolto dai tecnici che, ogni santo giorno, hanno messo in palio ampie fette del proprio tempo per contribuire al percorso di crescita dei propri ragazzi. É a loro, a Roberto, Andrea, Claudia, Cristina, Dino, Maurizio che va il Grazie più sincero.

E poi si è giocato, e molto, tra le vette delle Mainarde o nei vicoli di centri storici nascosti, ravvivando la fiammella che anima i cuori di grandi e piccini e che rende magici i piccoli gesti di ogni giorno, alla scoperta del Bimbo Sperduto che in ognuno di noi è pronto a combattere contro la balorda ciurma Ammazza Sogni dell’Uncin Capitano.

Infine si è parlato, discusso, ci si è confrontati alla ricerca di un bandolo che sempre più spesso si nasconde nella matassa ingarbugliata dei nostri Tempi. Che il nuovo anno porti a noi, dirigenti di questo Gruppo Sportivo, la tenacia e la coerenza di attuare i valori fondanti che da sempre caratterizzano la nostra storia ed a voi, genitori, il coraggio e la dignità di donare un “No!” ai vostri coccolati figli.  

Si è parlato, ma forse è giunto il momento di tacere ed ascoltare, ancora una volta, quanto di bello aveva da dire il nostro amato Nicola Palladino.

LE PAROLE SONO STANCHE

Le parole sono stanche. Ed ingombranti. Per un momento, silenzio! E si parta. Sarà una faticosa transumanza lungo i tratturi dell’animo e lungo i suoi sentieri, per scendere alle quote più basse della vita, laddove bambini incontreranno i bambini.

Riscopriremo le cose che abbiamo smarrito per crescere in fretta, diverremo muti ma con dentro la voglia di giocare ancora e di guardare curiosi il mondo, con dentro il gusto di fare e d’inventare, l’ansia d’imparare, il ghiribizzo di fantasticare. Viaggeremo sottobraccio alla nostra infanzia che non c’è più e a quella di chi invece parla ancora con le fate e fa il tifo per Pinocchio.

Capiremo allora, forse meglio, Pasolini quando, in “Affabulazione”, scriveva che gli uomini d’oggi hanno capovolto il mito di Edipo, e che sono i padri ora ad uccidere i figli. I nostri figli sacrificati al successo, prigionieri dei nostri sogni, condannati ad arrivar sempre primi e a regalarsi un nemico. Così dovunque, anche nello sport.

La Virtus può darci una mano. Mettiamoci in viaggio per tornare ad essere veri e toccare le radici da cui siamo partiti. È un itinerario nel labirinto dell’uomo ma anche in mezzo alla gente, nei suoi problemi e nelle sue speranze.

È in fondo un motivo antico che la Virtus ha riproposto da sempre. La sua storia è seminata di stazioni, di incontri, di situazioni assai belle e a volte tristissime. Di campioni e di militi ignoti, di vittorie e sconfitte, di speranze e delusioni. Ma sempre è stata l’epifania di uno sport diverso: su misura di chi lo praticava, libero, mai ubriacato dalla sbornia del record, sempre teso a non mortificare passione ed entusiasmo, senza dei e senza miti, senza salmi, senza litanie. Ma col cuore bambino. Ed è stata una scelta di campo, una scelta di vita che dura ancor oggi.

Sono passati gli uomini ma l’idea è rimasta. E un giorno forse non ci sarà più la Virtus, e se qualcuno dirà che in fondo non ce n’è affatto bisogno, penso che in quel momento saremo veramente soddisfatti perché lo scopo è stato finalmente raggiunto!

Francesco Palladino

03/01/2016