Neve_2

Ci credo perché…

  Aspettavo l’arrivo della neve, quando ero bambina, perché sapevo che sarebbe bastato un piccolo strato bianco per scendere giù in cortile con mia sorella a giocare.

  Aspettavo il suo arrivo, d’inverno, come fosse un appuntamento taciuto ma giurato e senza sapere bene quando, un giorno sarebbe arrivata lentamente, poi più fitta, fino a confondere i confini delle case.

  Era l’annuncio del Natale, il richiamo alla festa, il segnale tangibile dell’inverno. E ancora oggi, giustifica, per me, la neve sul presepe e sul muschio attorno alla capanna: difficilmente riuscirei a immaginare Gesù Bambino su una spiaggia e i pastorelli in maniche di camicia.

  Mi porto dentro il sapore del Natale e l’odore della cucina con la cena della Vigilia.    

  Se novembre fa rima con Su e Giù, allora dicembre è un albero di Natale pieno di luci, il camino acceso, il profumo della pipa di mio padre.

  È ancora così: ho il naso all’insù mentre guardo fuori dalla finestra, aspettando il segnale che annuncia la magia della prima neve, i passi che scricchiolano sul ghiaccio appena formato, il silenzio che fa la neve quando cade.

  Alla favola del siamo tutti più buoni, ho sostituito la promessa di provare ad esserlo almeno per un giorno, recuperando la speranza mal riposta dell’anno precedente, intercedendo sul mio buonsenso a farsi avanti almeno in quel giorno.

   Perché al Natale ci credo.

  Ci credo perché la storia di un uomo venuto a salvarci, mi consola mentre i giorni consumano i pensieri positivi e le opere di fede.

  Ci credo perché nel mistero delle stagioni e della vita, c’è uno spazio imperscrutabile nel quale farci domande, dove sognare, lanciare interrogativi ai quali spesso non vogliamo risposta.

  Ci credo perché in quel giorno ogni assenza è più forte di qualsiasi giorno dell’anno, sebbene sia impossibile immaginare vuoto più grande.

 Dicembre è arrivato, la neve è una promessa, guardo il cielo sapendo che credere è più difficile di non credere.

         Serena Palladino

04/12/2014