IL RESPIRO DEL FUOCO

di Roberto Palladino

Come nel sogno. Il fuoco perpetua il rito della memoria o proietta in un immaginario futuro. Penetra nell’anima, abbraccia, coinvolge, turba, rassicura. E, come un amico, condivide sentimenti di gioia e di rabbia. Il fuoco infonde vita, speranza, coraggio. È similitudine dell’esistenza di cui la fiamma ne è la parte concreta, la vita stessa, il decorso del tempo; la brace il suo passato recente; la cenere quello remoto, con le sue memorie, la sua storia, i suoi rimpianti; il fumo il suo futuro, con la sua imprevedibilità per i venti, le correnti o le perturbazioni che nel corso degli anni sopravvengono.

Il fuoco è l’amico perfetto. Il protettore, il consulente. L’unico a cui affidare ansie, segreti, delusioni o aspirazioni. Il suo riverbero, come il luccichio delle stelle, sgombra la paura delle tenebre. Il suo calore, come la carezza di una madre, rassicura e dà coraggio.

E l’amico vero è proprio come il fuoco. Devi restare in silenzio per sentirne il respiro, la presenza. Con lui non hai bisogno di parole: ti è affianco sempre e comunque. Pronto, altresì, a reindirizzarti nelle sbandate. Riconoscerlo è impresa ardua. Non è manipolabile. A lui devi rispetto perché non tradisce e all’occasione dà il conforto della sua energia. La fortuna di averne uno nell’arco della propria esistenza, è un privilegio assai raro.

L’ho conosciuto che si era appena accesa la fiammella della mia vita quando la sua era già scoppiettante da poco più di un anno. Da allora i nostri fuochi, pur se alimentati da legni diversi: più ardenti e duraturi i suoi, come quelli di quercia, di olmo o di faggio e più resinosi, di veloce combustione e meno caldi i miei, come quelli di pino, di abete o di larice, si sono supportati reciprocamente, fin quando, per un improvviso temporale, il suo ha esalato l’ultimo soffio. Abbiamo viaggiato sempre su binari paralleli pur se con atteggiamenti e condotte perfettamente opposti, ma condiviso la stessa meta.  

Non ho mai considerato Nicola come mio fratello. È stato l’amico, il fuoco che ha dato luce e tepore alla mia esistenza, che ha ravvivato la fiamma che più volte è stata per accasciarsi su sé stessa. E ancora oggi, a distanza di dodici anni, riesce a rinvigorire la brace custodita sotto la cenere della memoria ed infondere nel mio petto quel calore per innescare la scintilla necessaria ad accendere l’entusiasmo dei tanti giovani molisani.

La Virtus, con i suoi dirigenti e tecnici e la Su e Giù, con i suoi mille e mille partecipanti, d’altronde, continua a scaldarsi al falò dei suoi preziosi insegnamenti e a irradiare, a loro volta, come al fuoco di un bivacco, il tepore e il crepitio della sua fiamma amica.