Ci sono ricordi che la memoria visita con disagio, in punta di piedi, a luci spente. Quasi a non voler ridestare emozioni troppo forti e solo per il compito etico di non seppellire nel passato persone e vicende che possono tornare ancora a palpitare e ad appartenere preziose alla coscienza di una comunità.

                Ma ci sono giornate che, come cantava De Andrè, andrebbero infilate in una grande pattumiera e lì lasciate.

                Ma la memoria ha i suoi doveri.

                E torniamo, allora, a quella domenica di ottobre.

E’ una mattinata frenetica, trascorsa a cercare amici e parenti disponibili ad accompagnare la squadra a Riccia. La Virtus deve disputare il primo turno del Torneo Mensitieri di 2^ categoria.

                Si stenta parecchio ad organizzare la trasferta, tant’è che torna utile anche una vespa sulla quale sarebbe dovuto salire Luigi Di Nunzio che, però, chiede a Gabriele De Nigris di cedergli il posto in macchina perchè si sente poco bene.

                Appena lasciata Campobasso, in contrada Mascione, si decide una breve sosta per sistemarsi al meglio nelle macchine e secondo gradimento. Il viaggio è breve, ma ognuno preferisce stare con gli amici più stretti.

Tonino Ronzitti fa il cambio con Franco Valerio che sale sull’auto di Nicola Baranello, sedendo accanto al grande amico Luigi e alle spalle di Giovanni, fratello di Nicola. Domenico Ferrante, già in esubero, va a sistemarsi sulla macchina che segue.

Questa innocente cantilena di saliscendi è la chiave del destino di un gruppo di ragazzi ventenni!

                La notizia giunge in un amen a Campobasso. Il Romagnoli, gremito di pubblico, si svuota e si riversa davanti al vecchio Cardarelli. C’è una partita per la vita da non perdere e da giocare in solidarietà.

Quel mistero chiamato uomo che quotidianamente si arrovella nell’invidia, ammirazione infelice per qualcun altro, è capace, in certi momenti, di una generosità senza limiti con cui si affranca dai suoi egoismi.

La gente sente quei ragazzi come figli suoi e cerca le famiglie per confortarle. Quelle sono già lì, come sul sacrato di una chiesa. Stanno ognuna per proprio conto, simili a mazzetti di fiori con il gambo piegato. Sono, però, vicine le une alle altre, quasi per ripararsi dall’angoscia che le attraversa e mette addosso i brividi.

Le madri rivolgono al buon Dio, sommessamente, le loro invocazioni. Chiedono misericordia per i figli loro e per quelli delle altre. Sanno che la gioia dell’una può significare la pena dell’altra. Pregano insieme e chiedono la forza di sopportare qualsiasi notizia. E’ un’atmosfera sospesa, in attesa di qualsiasi evento. Ogni mamma si prepara al peggio.

Si passa con fatica in mezzo a loro, cercando di scansare la commozione, il dolore, l’angoscia, che si sono come materializzate.

Quando qualcuna intravede, tra la folla, il proprio figliolo, se lo stringe al petto come quando era bambino. E prova a contenere la gioia per non accrescere l’afflizione delle altre che ancora non ritrovano il proprio.

                In un tramonto che lentamente si consuma c’è una mamma, col viso simile ad una madonna di cera, che rivolge al Cielo una struggente invocazione: “Ti prego, Signore, lascia a queste madri i loro figli. Prendi i miei”.

Solo qualche ora più tardi si scioglieranno gli enigmi di una giornata destinata alla festa ma che invece strappa alla vita Franco e, dopo una settimana, Luigi.

 

 

il calcio si ferma e…

La sciagura di Riccia provoca la sospensione dell’attività di calcio, ma solo a livello dilettantistico. Si continua con il settore giovanile.

La Virtus vive un anno sabbatico per ritrovare serenità e ricaricare le batterie.

I suoi giocatori, richiestissimi, vestono i colori di altri club. Alcuni, anche quelli dell’U.S. Campobasso (Claudio De Libero, Nicola Palladino, Nicola Trolio), che milita in 4^ serie.

10/07/2014