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IL SOFFIO

Pensavo di non avere più lacrime da versare. Le avevo ingoiate tutte durante il periodo della sua malattia. Lacrime che spingevano per uscire. Che pungevano, bruciavano, … violentavano. Che cercavo di nascondere dietro palpebre chiuse e testa china.

Non potevo manifestare la mia resa alla sua e alla mia famiglia, ai ragazzi della Virtus e a quanti hanno creduto in lui, alle sue idee, ai suoi progetti. Dovevo continuare a dare corpo alle sue visioni. Restare, nonostante tutto, con i piedi per terra, pur se con il cuore fra le stelle.

Confidavo nel tempo che mi avrebbe aiutato. Che avrebbe lenito l’angoscia. Ma così non è stato. La polvere che inevitabilmente si accumula sul passato non è stata sufficiente a ricoprire i profondi solchi lasciati dal suo passaggio. E ancora oggi, nonostante l’intervallo degli anni continui a dilatarsi dal giorno della sua dipartita, la sua presenza è costantemente viva.

Il soffio di Nicola aleggia nelle riunioni, nelle ricorrenze, negli allenamenti, nelle gare e, soprattutto sulla Su e Giù, la sua creatura. Un capolavoro di intuizione che solo uno spirito puro e lungimirante, in grado di vedere con gli occhi della fantasia, avrebbe potuto immaginare e concretizzare.

Ora, più di prima, a otto anni dalla sua morte, se ne avverte la vicinanza. Calmo, sereno, rassicurante. Vivo, palpabile. Pronto, come sempre, alla comprensione e al sostegno.

Come il Comune di Campobasso ha inteso ricordarlo intestandogli l’impianto di atletica leggera del capoluogo, è nostro compito continuare ad indirizzare i giovani al romanzo della vita nutrendoli con suoi sogni, i suoi insegnamenti e le sue certezze.

Roberto Palladino

12/05/2018