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articoli della pagina “Chi Siamo”


WEEKEND IN MONTAGNA

di Claudia Tronca

Un ampio e suggestivo rifugio in montagna, un prato verde dove giocare nascosti tra gli alberi spogli del bosco, giornate soleggiate, ma, soprattutto, le persone giuste, sono bastate per rendere memorabile un normale week-end.

Non eravamo tanti, ma neanche pochi. C’era chi in montagna o in campagna ci vive, chi completamente inesperto; chi ha partecipato ad altri campeggi con la società e chi è venuto per la prima volta. Non c’erano solo persone di età avanzata, né solo giovani. Forse sono stati proprio questi gli ingredienti che hanno consentito un’esperienza più intensa e collaborativa.

Come il calore si sposta da un corpo caldo ad uno freddo finché non raggiungono la stessa temperatura, così in queste occasioni noi virtusini ci insegniamo cose a vicenda. Chi più ne sa insegna a chi non conosce: dalle vecchie canzoni, riportate sulle raccolte che si rispolverano puntualmente in queste occasioni, cantate (si fa per dire) in cerchio, a quelle più recenti che conosciamo solo noi ragazzi.

Le competizioni tra i più scafati (la “Vecchia”) e i novellini (i “Giovani”) hanno evidenziato, ancora una volta, la netta supremazia dei primi. Le schiaccianti vittorie a pallavolo, al tiro alla fune e ai rigori hanno sancito un risultato che si ribadisce puntualmente, ormai da decenni, ad ogni occasione. Prossimo campeggio, ulteriore opportunità e chissà …, forse sarà la volta buona per i “pollastrelli”. 

In queste tre giornate abbiamo fatto diverse passeggiate, ma una in particolare, nell’oasi regionale del WWF di Guardiaregia, dopo un tragitto un po’ in salita, ci ha regalato una vista mozzafiato sulla piana di Bojano e le montagne circostanti. Il ritorno poi, pur non particolarmente impegnativo, ha presentato qualche difficoltà per l’attraversamento di ponti diroccati e assai instabili.

Tutto questo, almeno per noi ragazzi, ha rappresentato, sicuramente, un’ulteriore esperienza con la Virtus che riporremo nel cassetto dei ricordi più belli.  Stare semplicemente insieme, divertirsi con poco, imparare cose nuove e condividere momenti tra noi ragazzi, unitamente ai tecnici ed ai dirigenti della società è una opportunità da non lasciarsi sfuggire e che, certamente, è valsa la pena di cogliere.

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LA CILIEGINA

di Roberto Palladino

Non poteva mancare la ciliegina…! La torta, condita con i migliori frutti di stagione, ha regalato alla Virtus in questo inizio anno titoli regionali ed esaltanti prestazioni in ambito nazionale: Letizia, in raduno tecnico a Tirrenia tra le atlete in profumo di ‘azzurro’, sesta ai campionati tricolori di cross e decima a quelli indoor di Ancona; Michele, campione italiano Master SM/40 sui metri 3000 indoor; le Cadette, vincitrici del titolo regionale di cross; Lucrezia, Kesia e Jacopo, campioni molisani nelle rispettive categorie; Gli Esordienti e i Ragazzi con le esuberanti ed effervescenti prestazioni. Roba da ‘leccarsi i baffi’, insomma.

E la ciliegina, quella che delizia gli occhi e dà completezza al profumo e al gusto, non è mancata. Frutto dell’amore e della passione di due giovani virtusini, Violetta e Ginevra si sono affacciate alla vita impreziosendo il già ricco palmares societario generazionale. Entrambe, da subito, hanno dato prova di determinazione superando con piglio, rispettivamente, una fastidiosa bronchiolite la prima ed una nascita prematuramente indotta la seconda.

Durante gli allenamenti ed in gara sollecitiamo di continuo i ragazzi a non mollare, ad essere tenaci nel perseguire gli obiettivi affrontando di slancio le difficoltà e gli intralci che ogni competizione presenta. Il talento naturale non è di certo sufficiente per ottenere risultati di prestigio, fors’anche il miglioramento di mere prestazioni personali. Ragazzi meno talentuosi, non di rado, hanno raggiunto traguardi assai più performanti. Ed è proprio su questi giovani che riponiamo maggiore certezze.

Violetta e Ginevra sono partite con il piede giusto. Poco importa se dotate o meno di particolare talento. Superare gli intoppi fa parte del gioco e l’agone in ambito sportivo non è altro che la metafora della vita stessa. Altri ostacoli si presenteranno e solo se pungolate da genitori, educatori e allenatori attenti, sagaci e capaci saranno pronte a superarli. Forza, allora! A vele spiegate verso traguardi sempre più ambiziosi.


56° TROFEO “LUIGI DI NUNZIO”

di Roberto Palladino

Un’organizzazione ormai consolidata ha dato vita alla cinquantaseiesima edizione del più antico memorial di atletica leggera che si svolge in Molise. Una giornata invernale con un sole che ha dribblato alla perfezione le scarse nuvole che di tanto in tanto si affacciavano sullo splendido scenario del Forum Park, ha reso assai gradevole la permanenza dei tanti genitori che, per l’occasione, hanno accompagnato i loro piccoli atleti.

Quasi tutte le società della regione e qualcun’altra della Campania e dell’Abruzzo hanno risposto con entusiasmo all’invito ben consapevoli della qualità tecnica ed organizzativa che avrebbero riscontrato. Tutto è filato secondo il programma. Le gare e le rispettive premiazioni si sono succedute, nonostante il gran numero di partecipanti, con puntualità certosina. Ristoro e pacchi gara per tutti hanno reso, inoltre, ancora più gradita la partecipazione.

 La Virtus, presente sul campo con il suo staff dirigenziale e tecnico al completo, ha cercato di garantire, come sua abitudine, la migliore assistenza possibile. La sua esperienza sul piano organizzativo è indiscutibile e la rende punto di riferimento per chiunque voglia farsi promotore di iniziative simili.

Niente tatticismi e tanto entusiasmo hanno reso avvincenti le gare delle categorie giovanili, ma corre l’obbligo di evidenziare la presenza, nella categoria Assoluta, della virtusina Letizia Di Lisa, già vincitrice della cinquantesima Su e Giù, che è stata convocata al prossimo raduno tecnico della nazionale italiana. Molto partecipata la gara della categoria Master; un po’ risicata quella delle categorie intermedie: Allievi e Juniores. Un fenomeno questo che interessa, purtroppo, l’intero movimento nazionale. Bisognerebbe attuare strategie ad hoc per incentivare e motivare i ragazzi in età post adolescenziale. La Virtus ci prova da sempre promuovendo momenti associativi come stage estivi e invernali, nonché con il coinvolgimento in ruoli di responsabilità. Ma, … staremo a vedere.

La società organizzatrice, come da regolamento della manifestazione, non concorre alla classifica finale, ma nulla toglie all’ Athletic Club Termoli che, a pieno merito, si è aggiudicata il trofeo.

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IO CI CREDO!

di Roberto Palladino

La befana esiste davvero!

Non avrà magari il naso aquilino, i capelli scompigliati e la scopa di vimini tra le gambe, ma esiste davvero. Da bambino, si lasciava un mandarino, un’arancia e qualche noce perché potesse ristorarsi, e via di corsa sotto le coperte ad esorcizzare la notte perché passasse subito. Ai primi raggi del sole (quanto mai) alzarsi di soppiatto per sbirciare la ciotola e controllare se era stata toccata. Che emozione! Bucce e gusci sparsi sul tavolo. Era venuta! E allora, via. Alla ricerca del regalo nascosto nei posti più disparati: dietro la stufa di ghisa, dentro il cesto dei panni, sotto il tavolo o in qualsiasi altro posto che a malapena lo celasse.

Il tempo avrebbe potuto affievolire l’ansia dell’attesa e spegnere l’entusiasmo che anima la notte dell’epifania. Ma così non è stato. L’opulenza delle festività natalizie non ha intaccato il fascino della befana, anzi, l’ha rinvigorito. Assai più povera dell’aitante babbo natale, l’emaciata vecchietta dà quello che può: qualche caramella, un torroncino, un regalino di poco conto e pezzi di carbone per “sanzionare” l’immancabile scappatella. Suscita tenerezza e affetto. … Forse ricorda i nonni. La loro dolcezza, il loro fare sereno, i loro sguardi affettuosi. La loro semplicità. E forse è proprio quello che i ragazzi ancora cercano e di cui hanno bisogno.

E allora perché non assecondarli. Perché non offrire loro la possibilità di alimentare la fantasia e inseguire i sogni. Perché non trasmettere i valori positivi di cui la società dovrebbe farsi carico, ma che, al contrario, ne è sovente pessimo esempio. E allora perché non affidarsi allo sport per offrire loro l’opportunità di crescere sul profilo umano, sociale e civile. Il rispetto delle regole e dell’altro, l’accettazione di se stesso, la consapevolezza dei propri limiti ed il tentativo di abbracciare orizzonti sempre più ampi sono tutte opportunità che lo sport offre.

La Virtus, che ha sempre creduto in questi valori, rappresenta una rara eccezione in un contesto effimero che ha facile presa su giovani fragili. Giovani che hanno, spesso, alle loro spalle genitori inadeguati e famiglie disgregate. Che hanno sempre più bisogno di essere stimolati e sollecitati. Giovani che hanno bisogno di emozionarsi e stupirsi.

E allora, perché disilluderli. Meravigliamoli ancora perché la befana esiste davvero.

Io ci credo!


MA È DAVVERO NATALE?

di Roberto Palladino

La nonna era solita venire quotidianamente per dare una mano a mamma che con quattro figli maschi e il marito aveva il suo bel da fare. Rigorosamente a piedi, ingobbita dal peso degli anni e dagli acciacchi che il tempo accumula, si avviava ben presto dalla sua abitazione di via Pennino, nel centro storico della città, avvolta nel nero mantello di lana che, fasciandola dalla testa alle caviglie, lasciava appena intravvedere un paio di occhietti vivaci che misuravano passi e promuovevano incontri.

E la pioggia, il sole o la neve erano assolutamente ininfluenti. Alle otto e trenta era puntualmente a casa. Eppure aveva fatto la sua sosta al mercato di piazzetta Palombo che, precursore degli attuali supermercati, esponeva generi alimentari di ogni specie e, per di più, riusciva a regalare, proprio perché dal produttore al consumatore, gli aromi, i profumi, la fragranza, i sapori della frutta, della carne, del pesce, dei prodotti dell’orto che oggigiorno non si avvertono più. E così, mattina dopo mattina, si presentava col suo cono di giornale da cui, con le movenze di un mago, sfilava un piede di insalata o una coscetta di pollo, qualche frattaglia di agnello, una costa di lattuga o una manciata di alici.

Non aveva orari per consumare il pasto. Seduta sulla sedia bassa e la scodella sulle ginocchia rosicchiava lentamente e con accortezza il modesto pranzo unitamente ad una fetta di pane rigorosamente bagnato e ad un bel bicchiere di vino.

A Natale, poi, con fare cerimonioso, estraeva dal suo cilindro qualche mandarino e un paio di arance. “Portano bene”, diceva.

Gesti semplici, ma ricchi di contenuto. Il Natale, emotivamente coinvolgente, andava vissuto con umiltà, per quel che realmente rappresentava: una stalla, qualche pastore e un po’ di pecore. Il tempo, però, come l’acqua del fiume che smussa e leviga il suo letto, ha appiattito queste emozioni a favore di sfarzo e manifestazioni futili, degni di sagre e spettacoli teatrali.

Ma è davvero Natale quello che ora stiamo vivendo? Il tentativo e la proposta di indicare questo periodo come vacanze invernali e non vacanze di Natale ha, quindi, il suo motivo d’essere. Vetrine e strade sfavillanti, borse e carrelli stracolmi, treni e aerei costipati proiettano in realtà assai discordanti con lo spirito natalizio.

La Virtus, come sempre radicata a quei valori e a quelle tradizioni che l’hanno resa unica, a dispetto dell’andazzo che con sempre maggiore incisività tende a svilire il vero significato etico e religioso che l’evento richiede, rinnova, per il sessantaquattresimo anno, l’incontro, presso la sede societaria, alle ore 18,00 del 24 dicembre, con gli atleti, i tecnici, i dirigenti, gli amici e i familiari, per un semplice e ben augurante “Buon Natale”.


“STELLE AL MERITO SPORTIVO”

di Roberto Palladino

Sono mancati i giovani. Purtroppo. Quelli che avrebbero potuto e dovuto raccogliere il testimone del passato. Quegli stessi ragazzi che, orfani di genitori vivi, di una scuola attenta e formativa, di una società dinamica e propositiva, di una classe politica brillante e lungimirante, saranno chiamati, comunque, a sopportare il peso di responsabilità mai potute acquisire.

            È stata una serata all’insegna della memoria, del “mi ricordo…”, “ti ricordi…”. Una manifestazione che avrebbe dovuto evidenziare una traccia da seguire, delle impronte da calpestare. Qualcuno ha sottolineato ciò che ha ritenuto di aver fatto, pochi quello che avrebbero voluto e potuto ancora fare. Ricordi sbiaditi e spolverati per l’occorrenza, ma che, forse, avrebbero potuto stimolare la curiosità e, perché no, l’emulazione. Certo, la pialla del tempo ha smussato l’antico vigore; i tanti inverni, come alberi spogli, sfoltito e ingrigito la folta criniera, ma lo spirito, l’anima sportiva, come bolle d’aria, ha cercato di aggallare. Si è avvertito un rigurgito di entusiasmo sopito.

            Belle e toccanti le immagini proposte nella fase di apertura. E, forse, proprie su quelle incentrare la cerimonia e, sulla falsariga, presentare e raccontarne i protagonisti. Sarebbe stato interessante coinvolgere le scuole, le associazioni di volontariato e le società sportive per trasmettere i valori di chi ha operato o che sta ancora operando. E, chissà, creare i presupposti per l’assegnazione futura di altre innumerevoli “Stelle al Merito Sportivo”. 

Questa iniziativa merita senz’altro una platea più vasta e una risonanza mediatica più ampia perché ha le caratteristiche per dare allo sport quella valenza educativa e culturale a cui tutti danno rilevanza, ma pochi sostegno e concretezza.


D’ORO, COME LA SU E GIU’

di Roberto Palladino

Si chiude il sipario su un palcoscenico tutto d’oro. Un palcoscenico che ha regalato emozioni intense e contrastanti per i ripetuti ed improvvisi rimbalzi di euforie e scoramenti che si sono continuamente accavallati nel corso della progettazione e della realizzazione di una Su e Giù tutta d’oro. D’oro come la sua cinquantesima edizione, come le cinquanta targhe apposte sui montanti del viale che conduce al castello Monforte, come le mani di chi ne ha disegnato il logo, come la copertina del libro che ne racconta la storia, come la medaglia al collo delle migliaia di partecipanti. D’oro come il cuore di chi l’ha sognata e di chi, ancora oggi, ne mantiene vivo il battito.

La cinquantesima edizione ha voluto essere ancor più l’omaggio ad una città ed un pungolo ad una regione che, pur presentando le potenzialità necessarie per emergere, stenta a sostenere il passo dei tempi. Una Su e Giù che ha inteso esaltare il senso di appartenenza alla comunità molisana che, sebbene ancorata alle sue radici, manifesta con forza l’esigenza di ancorarsi al futuro.

Il sipario è appena chiuso, ma le luci non si sono spente. Dietro, in silenzio, si sta già pensando all’edizione 2024. Anzi, c’è addirittura chi, pur avendo superato le settanta primavere, sta immaginando quella del centennale. Beh! Che c’è di strano. Sognare non costa nulla. D’altronde anche Nicola non è più tra noi eppure la sua visione ha generato una creatura che sopravvive al tempo e alle persone. E solo se ci saranno tanti a inseguire lo stesso sogno, a meravigliarsi come i bambini ed emozionarsi come gli anziani, si garantirà alla Su e Giù ancora tante innumerevoli nuove candeline.

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UNA PASSEGGIATA TRA I VICOLI E LUNGO IL VIALE

di Paolo Pasquale

Cinquanta edizioni di una manifestazione sono tante, ancor di più se di tipo sportivo e organizzata in una piccola regione. La forza della Su e Giù è anche quella di unire, fisicamente ed emotivamente. Solo così nasce una comunità capace di ritrovarsi e riconoscersi.

Questa edizione così importante andava celebrata al meglio, anche con manifestazioni a contorno alla corsa vera e propria.

Nella giornata di domenica 5 novembre si è deciso allora di organizzare un trekking urbano tra le vie del centro storico, narrando eventi e curiosità della città e della Su e Giù. Ma non solo. Una delle strade attraversate dagli atleti, via del Castello, grazie al supporto dell’Amministrazione Comunale, ha visto l’apposizione di cinquanta targhe, una per ogni edizione, con un Qr code che rimanda a foto e documenti della Su e Giù corsa quell’anno.

Nonostante la pioggia torrenziale, in tanti hanno voluto partecipare ad una festa, prima della festa vera, prima dell’edizione numero 50 della Su e Giù.

Il viale della Su e Giù: le varie edizioni anno per anno


PresentAZIONE

di Stefano Di Maria

Un futuro, per essere delineato, sostenuto e costruito ha bisogno di un presente e di un’azione: ha bisogno di una PresentAZIONE! Un momento in cui si fa l’appello degli occhi entusiasti, in cui si premia chi sogna, si ringrazia chi ci crede. Un momento in cui le gioie si affidano all’album dei ricordi e alle bacheche e, nel frattempo, ci si libera a nuove avventure con motivazioni più consapevoli e sogni più grandi.

Durante la presentazione della cinquantesima Su e Giù s’è sentita la sostanza di un’anima collettiva; s’è avvertito un brivido comune attraversare la pancia del bambino e quella di chi è più avanti con l’età. Ed è avvenuto ogni momento, l’uno dopo l’altro, ripercorrendo la forza dei tempi attraverso le proiezioni e premiando quei ragazzi che, ad oggi, sono convinti che il vivace gioco dello sport sia sempre meglio di un videogioco senza vita. È avvenuto che durante i racconti di quello che è stato e di quello che si sogna, qualcuno s’è sentito di piangere, di ridere, di fantasticare.

Grazie a tutti coloro che hanno partecipato, sostenuto, applaudito e condiviso con noi ogni attimo di quel PRESENTE. Ora…AZIONE! Ci vediamo alla SU e Giù!

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CARO DIARIO…

Campo Virtus 2023 (Valle San Giovanni – Civita di Bojano 31 luglio-4 agosto)

di Roberto Palladino

Eppure più di qualche ragazzo aveva giurato che non sarebbe riuscito a sopportare la mancanza dei più cari amici e confidenti. Ma… ancora una volta il vecchio detto, “Triste a chi muore che chi resta si consola”, ha fatto centro. Accantonati telefonino e televisore, il silenzio del bosco, il calore del falò, l’esecuzione, seppure non perfettamente riuscita, di un canto di montagna o di un’allegra aria molisana, la condivisione di una scelta, la diatriba per un responso hanno contribuito a recuperare quell’autentico rapporto umano che, purtroppo, questi nostri ragazzi di ultima generazione ha totalmente perso.

Ragazzi che, pur raggruppati, si accompagnano con la solitudine. Ragazzi che si masturbano, senza opportuni filtri di buonsenso, per ciò che viene loro propinato da chi neanche conoscono. E allora, che ben vengano questi momenti di salutare ossigenazione che la natura, con la sua semplicità, e la Virtus, con la sua attenta sensibilità, riescono ad offrire.

Sono stati cinque giorni intensi. Bisognava cucinare, lavare, rassettare e, perché no, giocare e passeggiare. Prepararsi per il fuoco di bivacco dove esibirsi con canti, danze, indovinelli, scioglilingua e riflessioni.  Per ritirarsi, infine, spossati, nella propria tenda senza l’esigenza di un rimbocco di coperte.

Belli ed interessanti sono i due diari che i gruppi, il Giallo e il Blu, hanno redatto al termine di questa esperienza. Possono sembrare superficiali e scontati, ma la dicono lunga su ciò di cui questi ragazzi hanno realmente esigenza. Chiedono spazio, responsabilità, rispetto. Anche norme. Ma soprattutto esempio. Facciamo in modo di non deluderli!

Caro diario,

la squadra Blu che ti parla. Siamo qui per raccontarti i nostri pensieri su questi fantastici cinque giorni di campeggio sul Matese.

Essendo un gruppo abituato a passare insieme al massimo due/tre ore al giorno, ritrovarci a trascorrere così tanto tempo ci ha portato ad avere qualche battibecco, ma nonostante tutto siamo riusciti a divertirci grazie all’aiuto dei più grandi e soprattutto perché ci vogliamo un gran bene.

Questa esperienza ha sicuramente aiutato ognuno di noi a comprendere che tutto quello che abbiamo nella nostra quotidianità non è assolutamente scontato. Per esempio ci siamo ritrovati a non avere più le comodità di un bagno o della nostra camera da letto.

Confrontandoci è emerso che questi giorni sono veramente “volati”;  sarà perché abbiamo avuto giornate molto produttive, piene di giochi, passeggiate, canti e risate…, ma non sembrano affatto passati cinque giorni.

Abbiamo imparato l’importanza di non sprecare, rispettare la natura che ci ha ospitato e godersi ogni momento senza l’uso del cellulare.

In conclusione possiamo dire che il nostro bagaglio è sicuramente ampliato grazie alle numerose nuove esperienze: come la visita al castagno secolare e la gara di orientamento, ma con proverbi e detti “cambuasciani”.

La squadra Blu

(Cecilia, Emilia, Kesia, Lorenzo, Pasquale, Sveva)

 

Caro diario,

come dice un vecchio detto: “Roppe tre iuorn ‘e negghia arriva l’acqua, roppe quatte… u diarie” …

                        Negli ultimi giorni, per scappare dalla quotidianità e dalla frenesia cittadina, noi del Gruppo Sportivo Virtus (CB005) con zaino in spalla, tenda, sacco a pelo e tanta voglia di divertirci, siamo partiti in direzione di Civita di Bojano.

                        Durante questo tempo trascorso insieme, non è mancato sicuramente il contatto con la natura, tantomeno quello tra di noi che, in molte occasioni, ha creato e/o rafforzato legami di amicizia, ma, in altre, ha dato vita a scontri, dibattiti e, per fortuna, mancati “leccamussi” che, però, hanno permesso di conoscerci e capirci meglio.

                        Ci siamo impegnati al massimo nello svolgere i compiti necessari per la buona riuscita del campeggio e, nonostante alcuni intoppi, siamo sicuri che questo ci servirà nella vita e nelle prossime esperienze.

                        Anche confrontandoci tra di noi nella scrittura di questo diario abbiamo riscontrato gli aspetti positivi del campeggio e ciò che potremmo migliorare. Ci siamo trovati, infatti, tutti d’accordo nel riscontrare alcuni atteggiamenti troppo competitivi oltre che tra i ragazzi, anche nei più grandicelli per cui quello che sentiamo di prefiggerci per il futuro è di essere meno “ncazzusi” in modo da rendere i prossimi campeggi ancora “chiù belle”.

                        Topi, cavalli, volpi e cervi avvistati su Google ci hanno fatto compagnia al punto da essere così generosi da restituirci, con gli interessi, il cibo che hanno “preso in prestito” (chi vuole intendere “in tenda”, gli altri “in camper”), facendoci anche capire che i veri intrusi siamo noi.

                        Torniamo a casa con un bagaglio stracolmo di ricordi, insegnamenti, vestiti “vritte” e cellulare carico come il primo giorno.

 

P.S.: Consigliamo di aggiungere una merendina “light” al menù.

                                                                                                                                       La squadra Gialla 

(Carlo, Chiara, Francesco, Giulia, Lucia, Lucrezia)

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CHISSÀ!

Campionati italiani cross C.S.I.

di Roberto Palladino

Che sfacchinata!!!

Chilometri, semafori, slalom continui per cantieri aperti e… chilometri e ancora chilometri. È stata davvero dura, ma in fondo, forse, ne è valsa la pena. Le apprensioni, le paure, le meraviglie e l’entusiasmo disegnati sui volti dei ragazzi hanno ripagato la stanchezza di una trasferta davvero lunga e onerosa. Ancora una volta la dirigenza nazionale del Centro Sportivo Italiano ha inteso snobbare le società del sud preferendo un paesino in provincia di Vicenza, Tezze sul Brenta, per effettuare la finale nazionale di cross.

Pur se interessante, bello e tecnicamente valido il percorso gara disegnato nel Parco dell’Amicizia, si sarebbe potuto optare per una località più centrale e dare così modo alle tante società del meridione d’Italia di partecipare senza dover affrontare ore e ore di viaggio e spese alquanto gravose. Sarebbe opportuno e doveroso da parte del comitato molisano richiedere alla dirigenza nazionale le motivazioni per cui la scelta ricade con inquietante frequenza su siti alquanto decentrati. Ricordo che un po’ di anni fa, proprio in occasione di una manifestazione del genere, nel far presente i disagi che le società del meridione d’Italia devono sistematicamente affrontare per poter partecipare a tali campionati ci fu risposto con un flemmatico atteggiamento che non potevano farci niente se l’Italia era, per sua conformità, lunga e stretta… (!!??).

Qualche disagio per arrivare sul campo gara, ma poi tutto è filato nel migliore dei modi. Dalle categorie giovanili a quelle assolute e amatoriali le competizioni si sono succedute senza sosta. E la Virtus, che quasi certamente è la società più longeva e blasonata del Centro Sportivo Italiano, non ha mancato, ancora una volta, di farsi ammirare. Su tutti il primo posto di Letizia, il sesto di Michele ed il settimo di Jacopo, ma apprezzabilissimi il diciassettesimo piazzamento di Kesia, il diciannovesimo di Benedetta ed il ventunesimo di Alfredo. Molto bene anche Giulia, Cecilia T., Sveva, Vittorio, Lucrezia, Giuseppe, Chiara P., Andrea, Giorgia, Cecilia A., Paolo e Chiara S.. Bravi, veramente bravi tutti. Per molti di loro è stata la prima volta a confrontarsi con un numero così esorbitante di concorrenti. Abituati in regione a competere con poche unità, sentirsi pressati da oltre un centinaio di avversari non è stato semplice, ma attenti e concentrati hanno tutti avuto una condotta di gara esemplare.

Soddisfatti i tecnici accompagnatori Claudia e Roberto, contenti il presidente Nicola e i dirigenti Caterina ed Elio, entusiasti gli amici Anna, Dario, Francesco e la sorella che hanno voluto condividere con noi questo evento e, speriamo, appagati quei genitori che hanno accompagnato i loro rampolli, il bilancio della trasferta è senz’altro positivo. La speranza è che questa manifestazione trovi spazio anche nel nostro Molise. Sarebbe l’occasione buona per farlo conoscere e apprezzare, per dimostrare la nostra capacità organizzativa, il nostro spirito di accoglienza e offrire l’opportunità a tutti i nostri ragazzi di vivere una tale esperienza.

Chissà!

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TUTTO PER UN SEMPLICE GRAZIE

di Roberto Palladino

Ore 14,30, c’erano tutti… anzi ne mancava uno. Inspiegabilmente, ingiustificabilmente. Era stato tra i primi ad aderire all’iniziativa occupando un posto che avrebbe fatto gola a chi, pur se in ritardo, avrebbe voluto far parte della chiassosa compagnia che si accingeva a trascorre un inedito weekend nel meraviglioso scenario del Matese.

Ognuno coltivava la speranza di trovare ancora neve lassù intorno al rifugio che ci avrebbe ospitato, ma la settimana precedente non aveva sollecitato soverchie illusioni. Il tempo era stato sì capriccioso, ma non eccessivamente freddo. Man mano che ci si arrampicava sui tornanti, però, chiazze biancastre, più o meno ampie, si intravedevano tra gli alberi e lungo i bordi della strada. Le nuvole, sempre più basse e corpose, come un esercito che compatta i propri soldati per sferrare l’attacco, stavano preparando una sorpresa. Ognuno ci sperava, ma nessuno fiatava. C’era il timore di rompere l’incantesimo. In prossimità di “Bocca della Selva”, come tante farfalline, cominciarono a svolazzare le prime timide avvisaglie di neve. Il paesaggio stava mutando rapidamente e, con esso, anche gli occhi ammiccavano sbarazzini.

L’atmosfera era quella giusta. Il rifugio “La Torre”, adagiato sul versante campano della montagna, con il suo piccolo camino, i suoi spazi rabberciati alla meno peggio, i suoi letti a castello, i suoi bagni piccoli ma essenziali, la sua cucina con poco spazio, ma con molti ed efficienti fornelli, e la disponibilità e la gentilezza dei gestori costituivano il presupposto sostanziale per una due giorni in completa spensieratezza.

E così è stato. Cene, colazioni e pranzi sono solo stati intervalli di giochi, passeggiate e canti. Mai un minuto è stato sprecato e tutti, dai tredicenni ai settantasettenni, hanno condiviso, pur se con ritmi diversi, gli stessi momenti: più briosi, certamente, i primi, più attempati i secondi anche se non sono mancati momenti di autentiche sfide e rincorse a dispetto degli acciacchi che inevitabilmente il tempo accumula.

Inaspettata e assai gradita è stata la visita di Stefano Di Maria, virtussino degli anni novanta ed oggi ingegnere, che, con la sua famiglia, ci ha raggiunti nella serata di sabato. E bello è stato il suo intervento allorché sollecitava i ragazzi a fare tesoro di queste esperienze nella Virtus che assai positivamente lo hanno condizionato e sostenuto nel suo percorso di vita.

Un tripudio di colori ha investito l’intera mattinata della domenica. Sulla vasta e perfettamente innevata piana prospiciente il rifugio “Monte Orso” ci si è riversati per dare sfogo alle ultime, seppure abbondanti, energie: scivoli con slittini, padelle e fondo dei pantaloni nonché giochi competitivi di gruppo hanno animato chiassosamente la valle.

Bravo, ancora una volta, Franco ad organizzare in maniera impeccabile un appuntamento che da molti anni caratterizza l’aspetto prettamente ludico di una società che, pur ottenendo risultati strabilianti sul piano agonistico, non trascura quello associativo e culturale dei ragazzi.

Per chi opera da volontario in ambito sportivo e quindi sociale non c’è ricompensa maggiore di una riconoscenza come quella testimoniata da Stefano o di un semplice e sentito GRAZIE. E lo scrittore contemporaneo Mauro Corona sottolinea che “La riconoscenza non deve essere come la neve, che si scioglie e corre via non appena arriva il sole”.

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‘STACCARE LA SPINA’… PER ESSERE PIÙ VELOCI

di Roberto Palladino

Finalmente!!! Dopo più rinvii è giunto il momento di calzare le ciaspole! Prima il covid e successivamente i continui impegni agonistici hanno impedito il rinverdire di una tradizione che da diversi inverni ci ha visto animare la suggestiva area del Matese. Venerdì la partenza. Un weekend all’insegna della spensieratezza, del divertimento e … della curiosità. Sì, perché per molti ragazzi sarà la prima volta. Alloggiare in un rifugio di montagna senza le comodità della casa e la presenza di chi imbocchi loro le coperte e li rifocilli con premura. E senza, magari, l’ossessionante uso del cellulare.

Intanto, la stagione agonistica invernale, già molto intensa, volge al termine. Cross e indoor hanno impegnato assiduamente atleti, dirigenti e tecnici della Virtus con risultati assai lusinghieri. Titoli regionali a livello individuale e di società e prestazioni di rilevante livello nazionale, come il quinto ed il sesto posto ai campionati italiani Assoluti indoor, rispettivamente di Leo e Letizia, hanno ulteriormente arricchito il già nutrito medagliere gialloblu. Mancano solo le finali nazionali di cross della Federazione di Atletica Leggera e del Centro Sportivo Italiano che si disputeranno prossimamente nei territori umbri e veneti e da cui ci si aspettano ulteriori risultati di prestigio.

E allora che ben vengano le occasioni di svago e di distrazione. Servono a cancellare la stanchezza e ridare slancio ed entusiasmo a chi è impegnato quotidianamente nel perseguire le ghiotte opportunità di crescita, di maturazione e di cultura che lo sport offre. Ogni tanto, però, c’è davvero bisogno di “staccare la spina” … e respirare un po’ di aria nuova!


COME MENESTRELLI

55° trofeo “Luigi Di Nunzio”

di Roberto Palladino

Un trofeo Di Nunzio al di là di ogni più rosea aspettativa. Le società molisane, e non solo, hanno risposto con entusiasmo e spirito partecipativo alla più longeva manifestazione di atletica che si svolge in Regione. Ben duecento gli atleti che hanno animato il percorso di gara, disegnato con maestria da Maurizio, responsabile del settore tecnico della Virtus, nell’accattivante scenario del Forum Park di Vinchiaturo. Un’organizzazione poi, curata nei minimi dettagli dai dirigenti e dagli atleti della società, ha reso piacevole una giornata di sport vissuta all’insegna della spensieratezza e del più sano agonismo.

Premi, ristoro, pacchi gara, gazebi, archi, musica di sottofondo e un’arietta frizzante in competizione con un sole birichino, hanno contribuito alla riuscita di un evento che, purtroppo, ci catapulta annualmente indietro nel tempo per riportarci alla memoria l’immane disgrazia che segnò profondamente la vita di questo gruppo sportivo allorché un malaugurato incidente causò la morte di un suo atleta, Luigi Di Nunzio. Da allora, da quel lontano 1967, la Virtus lo ricorda con fermezza e continuità.

Il percorso sportivo e sociale di questa società, è costellato, pertanto, non solo da incredibili successi, ma è disseminato da avvenimenti infausti ed amarezze profonde. E, come succede nella vita, le gioie sono facilmente dimenticate, ma i dispiaceri restano, graffiano l’anima e lasciano le cicatrici… E la Virtus ne ha tante! E non bastano le Stelle al Merito, i Discoboli d’oro e d’argento, i titoli italiani ed europei ad appianare i solchi delle disgrazie e delle delusioni che l’hanno segnata nel corso dei suoi sessantaquattro anni.

Non possiamo sapere cosa il futuro riserverà, ma, fin quando la forza fisica e la freschezza mentale ci sorreggeranno, continueremo, come menestrelli, a girovagare nelle piazze e lungo le strade per raccattare ragazzi e cantare le gesta, gli avvenimenti, le disavventure di una società che ne hanno reso memorabile la storia.


VI RACCONTO UN SOGNO

di Roberto Palladino

Quello di questa notte.

Ero accanto al camino a godere la fiamma che dispettosa mi danzava davanti. Consapevole che non sarebbe durata molto, la stavo osservando con tenero affetto associandola alle scorribande, ai salti e alle capriole che avevano animato la mia gioventù quando un vociare soffuso suscitò la mia attenzione e, sbirciando attraverso i vetri opachi della finestra, intravidi tanti vecchietti, chi col bastone e chi con la lanterna, che girovagavano senza una meta per le viuzze del borgo curiosando negli anfratti, dietro i muri diroccati e tra gli arbusti. Ovunque ci fosse un riparo. Cercavano qualcosa.

Incuriosito sono uscito e, senza chiedere, mi sono unito a loro. Non dialogavano, ma ognuno biascicava, per conto proprio, parole incomprensibili. E così, senza rendermene conto, cominciai anch’io.

Si era fatto davvero tardi, la mezzanotte era prossima e nulla era cambiato tranne il vociare che si era infittito ulteriormente per il gran numero di vecchietti che nel frattempo erano accorsi senza un perché. Cerca di qua, cerca di là, ma niente di fatto. Ognuno, ingobbito dagli anni e dagli acciacchi, a testa china e con occhi velati, ispezionava il luogo.

C’era, però, determinazione in quella ricerca! La stessa fermezza che li aveva sostenuti anni addietro per superare i difficili momenti del dopoguerra e le vicissitudini che immancabilmente tracciano i solchi di una vita.

E intanto il tempo passava, stava per scoccare la mezzanotte quando da una casupola adiacente si levò il vagito di un bambino. All’unisono ci voltammo per cercarne la provenienza e, come per incanto, cominciammo a comunicare tra di noi.

Un semplice segnale di vita aveva ridato vigore e senso a tutto ciò che era stato. Al passato, a quello che avevamo fatto e avremmo potuto fare ancora. Una nuova vita è come un lumicino che si accende nel buio, è la motivazione del presente e la consapevolezza del patrimonio che rappresentiamo per i nostri giovani. Era proprio ciò che forse inconsciamente stavamo cercando e il richiamo di quel neonato ridava vita e valore ai nostri anni.

Non chiudiamoci, allora, a guscio. Non isoliamoci. Non lasciamoci sopraffare dalla malinconia. Continuiamo a sorridere alla vita. Affrontiamola con gli occhi eccitati dei bambini. Con quegli stessi occhi che si sgranano per un nonnulla.

Prendiamoli per mano e accompagniamoli nel loro percorso. Diamo vita e valore a questi nostri anni godendoci le novità che essi ci presentano consapevoli che quel che cerchiamo nel buio del nostro isolamento, al malinconico tremolio di una fiammella che si sta spegnendo è lì, accanto a noi e il vagito di un bambino non è altro che una richiesta di vicinanza, affetto e serenità che possiamo ancora, e forse più di prima, incondizionatamente offrire.